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più glorioso che mai. Quell'uomo è il riassunto, la personificazione delle idee più elevate. Per farti comprendere questo carattere grandioso e solitario, ti dirò ch'egli è meno garibaldino e più italiano di noi tutti...

«Mi è forza interrompere la lettera... Sento le balde voci de' miei compagni che sposano al suono dei tamburi i loro inni di guerra... Oggi ci avanzeremo verso Lardaro... Addio Enrichetta; il cuore mi dice che presto ci rivedremo, e lo desidero. Le più elette intelligenze, i più nobili cuori si consumano in queste lotte — e la feccia sopravvive! È un orribile pensiero codesto! — Non ti sembra che l'Italia abbia invece bisogno di economizzare le sue forze intellettuali e morali già ridotte all'estremo? Oh! voi altre donne vi siete molto adoperate in questi anni per infiammare di eroici sentimenti la gioventù italiana! — Ma un'altra missione vi resta ora da compiere, e non meno patriotica — creare degli uomini sapienti e costumati.

«Io vorrei che nel paese nostro ci fosse meno entusiasmo e qualche maggior lume di onestà e di sapere.

«Ti abbraccio con tutto il mio cuore.

                                                   «Il tuo EDOARDO.»


VI.

Di là a qualche settimana, dal quartiere generale dell'armata si partiva un dispaccio diretto al generale Giuseppe Garibaldi, nel quale a nome del re gli si ingiungeva di abbandonare le posizioni già guadagnate nel Tirolo e di retrocedere co' suoi volontari fino oltre la linea del Mincio... Tale misura, diceva il dispaccio, era divenuta indispensabile in seguito ad una convenzione d'armistizio accettato e stabilito dalle due parti belligeranti.

Garibaldi, nel leggere il foglio, divenne pallido e tetro. Egli sentì in quel momento tutto il corruccio e l'indignazione dei suoi... nonchè il dolore e la vergogna d'Italia. — Ma il patriotismo fu più forte dell'orgogl