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nto dell'amore quasi apparisce puerile e ridicolo. L'eroe del mattino aspetta le tenebre e la solitudine per scrivere alla sua donna. Se i suoi compagni lo sorprendessero, il rossore gli monterebbe alle guancie. — Vedete se la guerra non inverte gli istinti del cuore umano! — i più puri, i più nobili affetti dell'uomo somigliano ad una debolezza e quasi diventano obbrobriosi, laddove non si vive che per uccidere o per essere uccisi.
Il sergente delle Guide non è pei nostri lettori un personaggio sconosciuto. Basti dire che egli si chiama Edoardo De Mauro, il figlio del ricco industriale di Milano, il fidanzato di Enrichetta Cantareno. — È forse mestieri di aggiungere che la lettera è diretta a lei, alla fiera e orgogliosa fanciulla, nel cui amore Edoardo aveva attinta la forza per compiere, a malgrado della resistenza paterna, i doveri di cittadino italiano?
Ed ora che abbiamo riconosciuto il nostro giovane eroe, poniamoci dietro le sue spalle, e coll'occhio seguiamo lo scritto che il di lui cuore va dettando:
«Mia Enrichetta!
«Io ti scrivo da una povera stanzuccia piena di tenebre e di dolore. Poco fa ho dovuto assistere ad una orribile scena che ha portato al colmo la mia tristezza. Non ho cuore di descrivertela; e d'altronde il tuo animo gentile di donna non reggerebbe al racconto. Debbo ora dirti che questa fu una giornata di gloria per l'esercito garibaldino. Ci siamo impadroniti del forte di Ampola; ma ciò ha costato gravi perdite. Quando si pensa che soli duecento uomini difendevano quella fortezza, e ch'essi potevano fulminarci senza pericolo...! Ma a che servono i tristi commenti? Ampola ha dovuto arrendersi; qualche centinaio di prigionieri sono in nostro potere, e la bandiera austriaca che sventolava sul forte è caduta in nostra mano. — Contuttociò il mio animo non è punto rassicurato, ed io domando invano a me stesso il mio entusiasmo e la mia fede.
«Vi è qualche cosa di inesplicabile, di fatale in