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oi!



EPILOGO


I.

Le vallate del Tirolo erano rigide e buie in quella notte. Delle nuvole opache pesavano sulle creste dei monti, immenso e cupo velario fra il cielo e la terra, fra i tripudii del firmamento e gli atroci conflitti degli uomini.

È una orribile cosa la guerra — ma pure, ove si consideri che la lotta è il principio che governa tutti gli atomi della creazione, bisogna credere che anche le battaglie e le carnificine della specie umana rappresentino una necessità dell'ordine universale. Chiniamo il capo alle leggi immutabili di chi ha creato questo immenso mistero che ci avvolge e ci trascina. È scritto nella Bibbia che Iddio si pentì una volta di aver creato l'uomo. Per quanto ripugni ammettere il pentimento in un Essere non soggetto a fallire, pure, al cospetto di un campo di battaglia, in faccia a questo sanguinoso risultato delle passioni e dei pregiudizii umani, non sembra del tutto inverosimile che Iddio debba inorridire di noi se non pentirsi di averci creati. Tutto ciò sia detto senza la menoma presunzione di indagare i segreti o di accusare gli intendimenti della Provvidenza.

Nulla uguaglia l'orrore di un campo, dove le belve umane si sono urtate a migliaia coi loro istromenti di eccidio. Lo splendore delle immagini e l'armoniosa cadenza del verso rendono accette le sublimi epopee di Omero, di Virgilio e del Tasso. Lo spirito umano sembra elevarsi nel percorrere le file dei combattenti colla scorta di un enfatico ed ispirato poeta. Quelle falangi, che si gettano l'una contro l'altra per sterminar