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delle sue espansioni drammatiche. Due giorni innanzi egli temeva di aver esagerato le tinte; ed ora vedeva impallidire i colori e smarrirsi i contorni de' suoi personaggi. — Quale orribile fiasco! pensava egli misurando la scena a passo concitato — darei due anni del mio stipendio, perchè la rappresentazione non avesse luogo!
Frattanto gli attori attraversavano il palco scenico per recarsi ai loro camerini. Al di là del sipario la platea muggiva sordamente siccome un oceano in tempesta.
Lo spettacolo doveva incominciare alle otto, e nondimeno alle ore sette e mezzo il pubblico imperversava di schiamazzi. Ciò accade quasi sempre nei teatri eccessivamente affollati. La insolita agitazione degli animi questa volta irritava le impazienze, produceva un parossismo.
Si accendono i lumi — i professori di orchestra seggono ai loro posti innanzi tempo, e tentano, accordando gli istrumenti, di ammansare la belva-pubblico. — L'ispettore della questura va sul palco scenico per ottenere si anticipi la rappresentazione. Il buttafuori fa osservare che mancano dieci minuti all'ora convenuta — nondimeno egli dà il segnale ai suonatori, e frattanto percorre i camerini per avvertire gli artisti che si tengano pronti.
Ai primi suoni dell'orchestra, — parecchie voci gridano: silenzio! — la platea si rimette in calma, non pochi sembrano disposti a prestare attenzione alla musica.... — La sinfonia è troppo lunga... Basta! Avanti! Fuori! urlano ad un tratto diverse voci. — L'uffiziale di questura abbandona per la seconda volta la sua sedia e ritorna sul palco scenico per sollecitare gli attori.
L'orchestra, o bene o male, ha finito il suo pezzo, e i professori deponendo gli istrumenti, lanciano sotto voce mille imprecazioni sul rispettabile pubblico. Questi, che al cessare della musica non vede alzarsi il sipario, riprende con maggior veemenza le proteste. I piedi, le mani, i bastoni, gli ombrelli, tutto serve a far chiasso. Gli uomini d'ordine si provano a reprimere lo schiamazzo con dei sibili impotenti. Ma ogni