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tutto opera di lui... Povero Gustavo!... E dire che l'Italia non ha pensato ancora ad erigergli un monumento!... Ma gli era troppo grande quell'uomo... e certa gente che so io... ha perfino paura della sua ombra!
— Ma pure — sorse a dire il caratterista — anni sono si era aperta una soscrizione all'ufficio di non so qual giornale di Milano... ed io so di aver versato cinque lire...
— Cinque lire...! c'era ben altro che cinque lire nella cassa...! — entrò a dire un altro comico — la sommetta era abbastanza tonda... ma poi... chi ne ha saputo qualche cosa? Dove è andato a finire quel denaro? — Indovinalo grillo!... Si sono fatti dei monumenti per certi zucconi... Basta! Lasciamo là queste storie! Povera Italia! Povera arte! Ma lui, non era cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, il povero Modena!
— Ci vuol altro che innalzare dei monumenti! — esclamò il secondo brillante della compagnia — bisogna imitare gli esempi che i grandi ci hanno trasmessi!... Quel giornale, ove sono registrati i nomi dei nostri colleghi d'arte già partiti per il campo, quel giornale ci insegna la via che noi tutti dovremmo seguire!
A questo punto due giovani attori che sedevano vicini in un angolo della tavola, si scambiarono una occhiata di intelligenza.
— Basta! farà ciascuno ciò che gli piace meglio! disse il capocomico. — Domani sera finiscono le recite... e per ora io non ho stipulato verun contratto, nè saprei dove recarmi a dare delle rappresentazioni. Frattanto parliamo d'altro... Se non mi inganno, sarebbe ora che ci servissero da pranzo... Ci siamo tutti?...
— Non manca che il primo amoroso...
— È strano!... Cherubini non si fa mai aspettare all'ora del pranzo — disse il capocomico... Ma eccolo! Mettiti al tuo posto, Cherubini! La compagnia è completa... Signor oste, voi potete servire la minestra!
Il Cherubini, appena entrato nella sala, erasi avvicinato al poeta per domandargli non so quale avviso sul modo di abbigliarsi, nella nuova produzione. Finito quel breve colloquio, egli andò a seder