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da, e griderò alle madri italiane: vedete! era il mio unico figlio!... egli è morto per la patria... egli è morto combattendo... Vendicatelo, o madri italiane! e che tutti i vostri figli seguano il di lui esempio!»

A tali parole, il giovane convalescente che non avea cessato di passeggiare per la camera a grandi passi — si avvicinò all'amico, gli strinse la mano con trasporto, e gli disse:

«Fissami un luogo... dove possiamo trovarci assieme... domani a sera... dopo la rappresentazione.»

— Che? tu vorresti uscire di casa?... Nello stato in cui ti trovi?

— Non badare, Eugenio... Il tuo dramma mi ha ridonato la salute e il vigore... Io sono guarito, capisci? io sono guarito perfettamente — e dopodomani, all'alba, colla prima corsa intendo partire... Voglio ben credere che tu non avrai difficoltà ad accompagnarmi!...

Il Lanfranchi non poteva esitare. Egli era rapito di orgoglio in vedere la concitazione dell'amico; gli pareva che quell'entusiasmo fosse un effetto del suo dramma, fosse opera sua.

I due giovani si concertarono sul da farsi. A Carlo erano necessarie delle precauzioni per deludere la sorveglianza dei parenti. Fu convenuto, che dopo la rappresentazione, egli si sarebbe recato alla casa di Eugenio, e quivi sarebbero montati insieme in una vettura per trasferirsi alla più prossima stazione di ferrovia ad attendervi il convoglio del mattino. Questi concerti furono presi a bassa voce, senza spreco di parole. Infiammati dal medesimo ardore, quei due giovani cuori si indovinavano, si comprendevano a maraviglia.

— Un'ultima parola, disse Carlo all'amico nel momento in cui stavano per separarsi — ai mezzi penso io... la mia borsa è a tua disposizione. Solamente vorrei pregarti... ma temo che ciò non sia possibile... Mi dicono che ai depositi vi sia mancanza di camicie rosse... ed io muoio d'impazienza di indossare quella nobile divisa...

— Ci avevo già pensato! rispose Eugenio trionfalmente. — Io credo che domani a sera noi saremo tutti e due provveduti della nostra camicia. Per la rappresentazione