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co' suoi colori appassionati e vivaci — e gli avvisi quotidiani, da oltre una settimana, non avevano mai cessato di promettere un dramma bellicoso, scritto appositamente da penna concittadina per la benefiziata della prima attrice. Questo nuovo dramma si annunziava col titolo: La partenza dei Volontari.
In una città più infervorata di patriottismo poteva bastare un tal titolo a chiamare in teatro un insolito concorso. Ma qui la maggiore attrattiva dello spettacolo era riposta nella circostanza dell'autore concittadino. Un istinto maligno di curiosità e di invidia si era manifestato all'annunzio del nuovo dramma. La rappresentazione era attesa con ostile impazienza.
Non vi è città così meschina, starei per dire non vi è in Italia borgata o paese, che non abbiano il loro poeta disconosciuto e tribolato, qualche volta detestato dalla intera popolazione. — Gli è già molto che nei grandi e popolosi centri, il poeta e l'uomo di lettere vengano tollerati per la compassione che ispirano. Nelle piccole città predominate dalla crassa possidenza, nei borghi ove è sindaco il droghiere, dove i consiglieri della Giunta sono anche membri della fabbriceria, il poeta e il letterato rappresentano l'abbominio.
Povero Lanfranchi! — L'autore del nuovo dramma La partenza dei Volontari si chiamava Eugenio Lanfranchi — E all'età di venticinque anni egli aveva lasciato la sua piccola città per recarsi a Milano, dove sperava co' suoi talenti e col suo sviscerato amore per le lettere di raccogliere simpatia e protezione. — Era partito con due romanzi nella valigia e circa duecento franchi nel portamonete. Tornando, dopo un mese, alla terra natale, egli possedeva ancora i due romanzi, ma i suoi duecento franchi erano rimasti a Milano. Quand'egli scese alla stazione, taluni ebbero a notare con infinita compiacenza ch'egli era alquanto dimagrato, che indossava il medesimo abito col quale era partito, e che una delle sue scarpe mostrava la lingua. — La città prima di sera fu tutta piena di tale avvenimento — e la gioia fu universale. Due mesi dopo, egli fu costretto ad accettare un posto da scrivano nel consiglio del Comune. Nel deliberargli quell'impiego,