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anni.

Frattanto il convoglio si involava, lasciando indietro un'onda di canti.

Il torrente della folla si riversava nella città. — Tutte le parole suonavano ammirazione ed entusiasmo.

Due uomini in sulla età si incontrarono a poca distanza dal sottopassaggio.

L'un d'essi era là da alcuni minuti, quasi rannicchiato dietro uno stipite, e pareva assistere a quella scena da spettatore indifferente o sdegnoso.

— To'!... chi vedo! anche voi, signor De Mauro!... — esclamò l'altro che veniva dalla stazione. — Si è mai dato uno spettacolo più sublime di questo?... Scene da far piangere i sassi... e nessuno piangeva!... Che giovani!... che faccie!... che slancio!... Voi li avrete veduti quando montarono nei vagoni... Pareva che prendessero d'assalto una fortezza!...

— Se li ho veduti! — rispose il De Mauro a voce alta — come volete che io non li abbia veduti, mentre c'era anche lui... quel bel mobile di Edoardo!

— Come! vostro figlio?...

— Sicuramente! mio figlio... Non avevo che quello... e non potevo dare di più... io!

Alcuni, che si erano fermati ad udire, si partivano esclamando:

— Anche lui! un figlio unico!... un milionario!

E il signor De Mauro, per la prima volta in sua vita, si illuse a tal segno da credersi un grande patriota, un martire della indipendenza