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La fanciulla si levò in piedi — le sue pupille parvero dilatarsi — la sua bellezza marmorea e severa rifulse di insolita luce — ella accostò il suo calice a quello del giovane, e coll'accento dell'entusiasmo: Bene! gli disse — viva l'Italia e i generosi che vanno a combattere per essa!

Il signor De Mauro potè a stento dissimulare la dolorosa sorpresa che veniva a colpirlo.

Per alcuni minuti regnò nella sala un silenzio solenne.

Appena servito il caffè, il signor De Mauro, sforzandosi a riprendere la disinvoltura dell'uomo d'affari, si volse a suo figlio:

— Ebbene, Edoardo?... Con buona licenza del signor marchese, non condurresti la signorina a respirare un po' d'aria in giardino? Al punto in cui stanno le cose, signor marchese... E poi non è bene che quelle teste là... prendano parte alle nostre conferenze... Direbbero che noi non sappiamo far altro che spoetizzare il sentimento colla prosa numerica delle cifre!.... Andate, figliuoli!... Edoardo!... offri il braccio alla tua bella fidanzata.... andate a svolazzare tra i fiori.... ad esalare la vostra poesia tra il profumo delle rose e dei giranii... Io spero che al vostro ritorno, fra me ed il signor marchese saranno conclusi i trattati!

Enrichetta ed Edoardo si levarono in piedi — la fanciulla appoggiò confidenzialmente il braccio a quello del giovane — la signora Serafina li accompagnò fino all'anticamera, e di là passò nel suo piccolo appartamento.

— Fatti l'una per l'altro! disse il signor De Mauro al marchese — due teste calde — basta! a noi altri, teste grigie, il provvedere alla loro felicità positiva!


XI.

I due giovani attraversarono il gran viale del giardino senza proferire parola.

Giunti all'estremo, laddove sotto un bosco di rubinie erano disposti dei sedili rusticamente foggiati, Edoardo accennò alla fanciulla di sedere. Le fine