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— Gli è che Morello mi è divenuto indispensabile — disse Edoardo avviandosi verso la porta — perchè domani io intendo presentare la mia petizione alla commissione degli arruolamenti volontari per entrare nel corpo delle guide!

Ciò detto, il giovane uscì dal salotto senza volgere la testa.


VII.

Il signor De Mauro rimase come un uomo percosso dal fulmine. — Era la prima volta che suo figlio osava parlargli un simile linguaggio, la prima volta che quel figlio taciturno e sottomesso accennava di volersi ribellare alla autorità paterna in modo sì franco e risoluto. — La signora Serafina tremava. Ella si attendeva una di quelle esplosioni violente che andavano a scaricarsi sovr'essa, ogniqualvolta al tenace dispotismo di suo marito si opponevano delle contrarietà inesorabili.

Ma questa volta l'esplosione non avvenne. Il signor De Mauro aveva bisogno di un alleato per lottare vantaggiosamente contro la ribellione del suo unico figlio; e il migliore, il più potente alleato — egli lo comprendeva — era la madre di Edoardo. Serafina era più forte di lui, poichè la tenerezza di una madre ha maggiore impero sul cuore di un figlio che non l'affetto paterno. Il signor De Mauro non aveva mai permesso a sua moglie di intromettere una mezza parola nelle vertenze più scabrose dei suoi affari, delle sue speculazioni commerciali; ma ora egli sentiva il bisogno di prendere consiglio da quel cuore di donna, da quel senno di madre.

— Hai tu sentito, Serafina? — cominciò egli con voce fioca e con accento desolato — ah! ne avevo il presentimento! ma pure non avrei creduto ch'egli avesse a mostrare tanta durezza!... Un bel vantaggio davvero... questa libertà!... Cosa abbiamo guadagnato?... Non si può contare su nulla... nè anche sui figli...! Ingrati! E quando vi hanno detto: la patria... l'Italia... credono di avere il diritto di calpesta