Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/37

perdere il marito od il figlio in queste ultime battaglie della patria?

— Tu sai bene che quando si tratta della patria...

— Ebbene... sì! faremo anche questo sacrifizio... cioè... tu, Edoardo... Alla fine... come dicevo... è roba tua... E faremo stampare sui giornali... che il signor Edoardo De Mauro...

— Questa ci mancherebbe! — esclamò il giovane con accento di sentita ironia — Stampare nei giornali che il signor Edoardo De Mauro, un giovinotto di venti anni, sano, robusto, addestrato al maneggio delle armi, ha voluto esimersi dal suo obbligo di prestare il braccio alla patria... costituendo una pensione vitalizia in favore di quei poveri contadini che sono andati a farsi ammazzare in sua vece, perchè hanno sentito — essi, idioti e quasi ignari di avere una patria! — hanno sentito che in questo sublime momento della nazione non vi è altro posto d'onore per un giovine italiano che il campo di battaglia!

La fronte del signor De Mauro si coperse di una nube. I suoi occhi bigi coperti da folte palpebre cercavano ansiosamente quelli di Serafina — ma dessa, la buona madre di Edoardo, teneva lo sguardo intento alle lingerie, e non osava respirare.

Il signor De Mauro, dopo breve meditazione, riprese a parlare con quel tuono moderato e insinuante che pretende persuadere colla duplice influenza della logica e del sentimento.

— Si lavora per tutta la vita e si diventa vecchi... Si adunano delle fortune... non per sè stessi... ma per quelli che vivranno dopo noi... pei nostri figli.... Quando se ne ha molti dei figli... si capisce... questi vanno e quelli restano a casa.... Fossero due!... meno male! — io non mi farei pregare... io direi: qual è di voi che vuole arruolarsi?.... Tirerebbero a sorte... non è vero, Serafina? — anche tu saresti contenta. — Ma quando non si ha che un solo figlio... e quando si può giovare alla patria... quando si può fare dell'immenso bene al paese senza sacrificare il nostro sangue — allora, dico io, allora bisogna essere senza cuore, o peggio, ubbriachi di fanatismo e di orgoglio — sì... anche di orgoglio! — per resistere