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— Lo credo, — risposi; e il buon prete parve lietissimo della risposta, e mi ringraziò col sorriso. Ma nel fondo del cuore io diceva a me stesso; «Qual miracolo che costui abbia domati gli istinti? Non si è egli suicidato? Io mi veggo dinanzi la larva di un uomo.
Il cappellano mi distrasse dalle serie considerazioni. Egli depose in su la tavola tre bottiglie ed affrettossi a sturarle. In quel punto il sagrestano annunziò al curato che una povera vecchia era prossima a spirare, e conveniva recarle gli estremi conforti della religione.
— Vengo subito, — disse il curato, e prese commiato da me, raccomandandomi rimanessi, che dopo la cerimonia sarebbe tornato.
Poco dopo, la campana della chiesa squillò d'agonia, e dall'interno del coro si partirono le voci dei campagnuoli accorsi al mestissimo ufficio.
— Beviamo! — disse il cappellano stendendomi il bicchiere; — lo troverete eccellente! Don C... se altro non ha di buono, di ciò va lodato ch'ei tiene la cantina ben guarnita, ed ha anche la delicatezza di non bevere il proprio vino, e di serbarlo per gli amici.... Dunque... beviamo.
Bevvi di mala voglia, perocchè l'epigramma del cappellano mi suonasse come nota disarmonica nel cuore compreso da religiosa mestizia. Si avvide egli del mio turbamento, e mi uscì fuori col detto: a medici e a preti è spettacolo quotidiano la morte; la nostra sensibilità, laddio grazia, incallisce!
La pallida larva dell'amico mi stava fissa nella mente. — Gli è dunque ben malato il povero don C...? — Oh, malato assai! — disse il cappellano vuotando il bicchiere; — egli si è lasciato prendere dagli scrupoli; la è malattia incurabile; io ne veduti ben altri consumarsi lentamente per tali eccessi di pietà... Ma costui ha proprio fatto di tutto per abbreviarsi la vita!
Il cappellano già si faceva a spiegarmi l'origine e lo sviluppo della malattia, quando un lacchè gallonato entrò nel giardino e pose fine al colloquio.
— La carrozza della signora contessa è là fuori, — dirigo il servitore; — la signora contessa lo invita a fare una trottata