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in viso il collega, nella cui voce era l'accento della disperazione. — A quindici anni stanco della vita! Tu vuoi parlare senza dubbio della vita seminaristica; ma fuori di queste mura avvi un mondo per noi sconosciuto, avvi una esistenza piena di seduzioni, feconda di affetti; noi incomincieremo a vivere davvero, appena Iddio ci avrà concesso di uscire da questa tomba.
— Te fortunato! — riprese l'amico; e la sua voce divenne più fioca; — te fortunato che puoi dire con certezza: io gusterò un giorno quest'altra vita di libertà e di piaceri! io, al contrario, non ho neppure la speranza....!
Per qualche minuto rimanemmo silenziosi; poi con voce sommessa e ad arte interrotta, l'amico mi parlò di tal guisa: — Mia madre è povera assai... Io fui posto in seminario a spese d'uno zio sacerdote, che mi ama di cuore, ma non crede vi sia altro mezzo per assicurare il mio benessere in questo mondo e nell'altro, fuor di quello di farmi percorrere la carriera ecclesiastica. Privo di padre e di fratelli, io non ho sulla terra chi pensi a me, tranne una madre, ingenua e pia donna, e il vecchio zio che dalle tenui rendite della parrocchia sottrae ogni anno la pensione per mantenermi in seminario. Io non ignoro quanto sia grave al buon parente un tal sacrifizio; sento quali obblighi di riconoscenza mi stringano a lui, e il beneficio m'ha imposto una catena ch'io non potrei infrangere senza spezzare al tempo stesso il cuore del benefattore, senza portare un terribile colpo all'anima della mia povera madre. Ogni qual volta, all'epoca delle vacanze, io torno nel grembo della piccola famiglia, il buon prete e mia madre mi parlano del mio avvenire con tanta fiducia, ch'io crederei delitto il turbare del menomo dubbio le loro felici illusioni. «Fra sei anni celebrerai la prima messa — mi ripete sovente l'ottimo zio. — Oh! se Iddio mi concede di vivere fino a quel giorno, voglio la sia una solennità non mai veduta! E mia madre, in udirlo, piange di tenerezza e mi bacia, implorando sul mio capo la benedizione di Dio. Fino a quando potei dividere quegli ingenui trasporti, fino a quando i miei desideri e i miei