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di persone con tratti più larghi, ben altro mi sovverrà alla mente, che qui venne omesso per oblio. Ma questo breve ed informe sommario non potrà a meno di suggerire dei confronti e di provocare vivaci discussioni fra gli insanabili adoratori del passato e i fanatici dell'era presente. In poche parole esprimerò l'avviso mio. All'epoca testè descritta, la città di Milano contava i milionarii in maggior numero, ma l'agiatezza era minore assai nelle classi borghesi e nelle masse che vivono d'arte o d'industria. Il patriziato e l'alto commercio sfoggiavano un lusso abbagliante, ma il cilindro obbligatorio del calzolaio, del salumiere, del pittore, del letterato e dell'impiegato, brillava di un luccicore miserevole che ricordava allo sguardo le traccie bavose della lumaca. Il vestito di seta non era sceso alla donna del popolo; e la sartorella sollevando la gonna per trapassare i frequenti rigagnoli, metteva in mostra delle calze e delle sottane più atte a deprimere che a suscitare i salaci istinti di un ammiratore. In letteratura, emergevano delle individualità più distinte, ma la massa del popolo era quattro volte più idiota. C'erano persone serie, che si occupavano di seri studi, che pubblicavano seriissimi lavori, ma le crasse maggioranze nè pensavano, nè studiavano, nè leggevano. La musica era in fiore, ma assai meno compresa che oggigiorno: si applaudivano con fanatismo degli insigni capolavori, ma altresì venivano festeggiati degli aborti oggidì intollerabili. Il ceto lavorante spendeva meno per vivere, ma era meno retribuito. Notevolissima, in ogni modo, esemplarissima e degna della massima ammirazione, era a quei tempi la rassegnazione a pagare il testatico, a sopportare i balzelli, a subire i prestiti forzosi, ad accettare le leggi quali si fossero, a sopportare i rabuffi e le frustate dogli imperiali regi commissarii di polizia, ed anche la bastonatura dei sergenti croati. In ciò, confessiamolo a grande vergogna nostra, i nostri predecessori, furono sublimi di longanimità e di tolleranza. Gente di buona fede, che odiava la discussione e la polemica irritante. Uomini di sano criterio, uomini positivi e logici in sommo grado, i quali dovevano riconoscere e confessare a