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isperdono in varii gruppi. — Tutti voglion conoscere la causa dell'improvviso disordine...

Il Quinetti e lo Zammarini, malgrado l'opposizione delle sorelle Regola, scendono dal poggio nella piazza, e a forza di spintoni si aprono il passaggio fino al centro della folla, ove cinque o sei villani parlano con voce animatissima.

— Sapete voi che cosa ebbe il coraggio di dire quel mostro! Ha detto che i nostri della Civica sono tanti buffoni! grida l'un dei villani.

— Che!... noi buffoni?... noi della Guardia Civica! Ma dov'è quel birbone...?

— Ha detto che noi di Besana siamo tutti pagliacci, perchè perdiamo il tempo a far delle parate militari, invece di... prendere le zappe e le forche, e andare con quelle ad assaltare Verona...!

— Noi... pagliacci! noi di... Besana!... Ma perdio!... Datemelo nelle mani quella... carogna!...

— Chi è? dov'è?... Bisogna farlo in pezzi!...

— Egli era laggiù che predicava poco fa all'osteria della Sposa bella.

— No!... dall'osteria è venuto fuori... e si è fermato sull'angolo dell'oratorio, dove io l'ho udito dire ad alta voce che la nostra civica gli fa orrore.

— Morte! morte! si urla dal centro... E questo grido si ripete dall'una all'altra estremità della piazza.

Lo Zammarini e il Quinetti non hanno bisogno di udire altri discorsi per comprendere che l'uomo in quistione dev'essere il loro compagno di viaggio.

— Che si fa? — bisogna salvarlo, dice il Quinetti. — Infin dei conti egli è nostro patriota...

I due giovani, manovrando di destrezza, escono dalla folla... Ma allo svolto della contrada, una mano robusta li ghermisce improvvisamente pel collare e li solleva da terra... L'autore di questo colpo di sorpresa è un contadino di Besana, il quale due ore innanzi aveva veduto il Quinetti e lo Zammarini in compagnia dell'apostolo rivoluzionario.

— Aiuto! misericordia! gridano i due sospesi, dibattendo le gambe e le braccia come gatti.

— Voi ci insegnerete dove si è rifugiat