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i oggimai si è perduta la stampa! Io vi assicuro che quelli non erano uomini che perdessero il loro tempo a far delle tombole.

La madre della giovinetta, cui il Teobaldo ha rivolto più direttamente la parola, vedendo che la figlia non osa rispondere, balza in piedi come una vipera schiacciata nella coda, e lanciando all'oratore uno sguardo iniettato di veleno:

— Signore! esclama; quanto alle nostre figlie, noi possiamo vantarci ch'esse non mancarono mai nelle grandi occasioni ai loro doveri di cittadine e di buone italiane... Nel 1848 la Gigietta lavorava a preparare le bandiere tricolori e a sfilare i tovagliuoli per medicare i feriti... La Teresina sa fare tutti gli esercizi militari come un veterano... La Bersabea, due anni fa, quando vennero i Francesi e i Piemontesi, passò le intere notti presso il letto dei feriti... Ella ha guarito dieci zuavi, sette bersaglieri, ed un turcos — questo ultimo fu tanto contento dell'assistenza ricevuta, che non ha mai cessato di scriverle... Lettere che fan piangere i sassi!... Ella vede, mio bel signore, che a tempo debito non siamo state colle mani alla cintola. Se oggi siamo qui a rischiare una cartella alla tombola, domani, ove il caso si presentasse, tanto io che le mie figliuole sapremmo maneggiare altri strumenti!

— Brava!

— Bene!

— Viva la signora Carlotta! gridano i circostanti. Il Malo Amen, che più degli altri si tiene offeso dalle marziali declamazioni di Teobaldo, sendo egli l'iniziatore e il promotore della lotteria, prende coraggio dall'esempio, e prosegue con calore:

— La signora Carlotta ha detto benissimo.... Oggi la tombola, domani le palle di piombo!... Anche io non ho mancato al mio dovere quando si trattava di combattere per la patria, e di cacciar via quei maledetti tedeschi! Ho ancora in tasca la ricevuta del denaro, che portai al Comitato di Milano per un milione di fucili richiesti dal conte Giuseppe Garibaldi!... Due franchi, capisce, mio bel signore! Io, povero contadino di Albiate, ho dato due franchi! E conosco tanti