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signore, gli disse: s'ella non sdegna la compiacenza d'un povero contadino, ma onesto... e italiano di cuore... io la condurrò a Ponte d'Albiate.... come ella desidera!... Viva l'Italia! Viva Garibaldi!...

— Ecco un uomo che mi va a genio! sclama il Brentoni. — Fratello!... trinchiamo insieme un bicchiere! Si paghi il conto... e si parta!

Amen! risponde il contadino portando la mano al cappello come un vecchio militare.

Il Brentoni saldò il conto senza far repliche. — Il contadino si prese sotto braccio la borsa del forastiero; e tutti e due uscirono fuori in sulla piazza.

— Oh, vedi che bella notte stellata!... Che azzurro sereno!... E dire che sotto questa vôlta sì pura, sotto questo padiglione gemmato, nascono e crescono tanti cretini, tanti animali da capestro!... Oh! ma io non posso... non debbo maledire all'Italia.... E non è forse questa la terra di Dante, di Machiavelli e di Galileo?...

— Signor no! rispose il contadino, che a bocca aperta avea ascoltate le inspirate parole del fiero patriota. — Signor no! Queste terre... sono in parte del conte Taverna, in parte del signor Tinelli...

— Al diavolo i cretini! grida il Brentoni, strappando la borsa dalle mani del contadino. Lasciami andare... che troverò da me solo la via! Possibile che in questi paesi non incontri un essere che mi comprenda!


IV.

La domenica a Ponte d'Albiate.


Se mai vi prende la buona ispirazione di recarvi nei mesi di estate a villeggiare in qualche paesello della Brianza, io vi consiglio di arrestarvi a Ponte d'Albiate.

Giunti colà, cercate prendere alloggio all'albergo del fornaio Giuseppe Galbiati. Avrete una buona camera, biancheria pulita, servizio pronto, tuttochè può formare il confortabile della vita — e per giunta vino squisito e certi intingoletti solleticanti, di cui la sig