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irano colla barba rossa ci ha rimandati al paese con queste belle parole: basta! quel che ho fatto, ho fatto, e quel che voi non avete fatto, lo faremo noi! — (Col tempo e colla paglia!...) Dio! le belle parole! Ma intanto...! Intanto daghela avanti un passo come i gamberi... ed io sono tornato al paese con quel gusto!... Oh! non sarà così questa volta... ve lo prometto io... Questa volta non si perderà il tempo a piantar delle carote... e dovranno lasciarci fare... perdio! La vuol esser l'ultima, don Remondo! Ci venite voi? Ebbene: non bisogna perder tempo... Preparare i nostri arnesi, e via tutti quanti!...
VIII.
In quel momento Ernani rientrava nel cortile tutto affannato. Quel gracile fanciullo di sedici anni, giuocando cogli altri contadinelli, si era fatto tutto rosso — le sue guancie diafane stillavano come il muro di una cantina.
— Diamine!... Mi vai tutto in sudore, figliuolo mio! Ci vuol altro... ci vuol altro! Con Garibaldi bisogna marciare! Venti... qualche volta trenta miglia al giorno... e a gamba levata!
— Oh! non dubitare, papà Gregorio! — rispose il fanciullo — io non ho paura delle marcie.
— E degli schioppi... avrai tu paura? chiese don Remondo accarezzando il fanciullo collo sguardo.
— Degli schioppi...! Ma ne avremo anche noi degli schioppi, non è vero, papà Gregorio?...
— Per noi due il governo non avrà da far spese... c'è tutto... Gli schioppi, le baionette, il sacco, le cartuccie... Questa volta ci siamo provveduti in tempo...
— Ma dunque? andremo proprio con Garibaldi? domandò il fanciullo saltando al collo del vecchio.
— Sicuro che ci andremo...
— Quando?
— Quando... quando!... Bisogna domandarlo a lui... a don Remondo... Ci capisco io qualche cosa di queste gazzette?... Là! fatemi il favore, don Remondo... tornate un po' a leggere il proclama di Garibaldi!