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Questo brindisi inaspettato eccita un mormorio di riprovazione in tutti i circostanti. Teobaldo lascia cadere il bicchiere sul piatto del conte Bisciolla, e la moglie del regio impiegato levasi furiosa dal proprio scanno, dirigendosi alla volta del fanciullo:
— Sei tu già ubbriaco? gli grida — e ti pare che queste sieno cose da dirsi nemmeno per burla?... Gridare: viva Gyulai!... Ma come mai ha potuto venirgli in mente!... Giù da quella sedia, briccone! a letto, a letto subito!... S'è mai dato uno scandalo di tal genere?...
Il fanciullo, confuso e pieno di vergogna, rimane immobile in sulla seggiola — la riprovazione dei circostanti, le invettive della madre, gli sguardi minacciosi delle sorelle, lo commovono siffattamente, ch'egli prorompe in lacrime dirotte, e coprendosi gli occhi, esclama con voce mezzo dolente, e mezzo stizzosa:
— Che volete che mi sappia io?... Due anni fa il papà mi insegnava a dire: viva Gyulai!... Ed anche la mamma... e quanti venivano in casa nostra dicevano tutti che Gyulai era un grand'uomo... che bisognava onorarlo...
— Zitto là, impertinente! grida la signora Regola, pigliando il figliuolo per un braccio e tirandolo dalla seggiola, mentre tutta la sala si leva di nuovo a rumore.
Ma questa volta non è più un mormorio di sorpresa e di indignazione — sono parole di scherno, e risa, e motteggi, che vanno a ferire il cuore del signor Augusto Regola e di tutta la sua rispettabile famiglia.
Teobaldo Brentoni stende la mano al fanciullo lacrimoso, e, offrendogli quattro marroni, gli susurra all'orecchio alcune parole.
Il fanciullo terge le lagrime, e dopo avere ingozzati i marroni, sale di nuovo sulla seggiola come un oratore sicuro del fatto suo, che ha trovato un argomento per riabilitarsi nell'opinione del pubblico.
— Mio bel giovanetto, grida Teobaldo levandosi in piedi; le parole che ti sono sfuggite dal labbro sono il frutto della corruzione e della servilità, che uomini traviati e prostituiti allo straniero hanno