Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/274

Bisciolla, che diviene rosso rosso, e interroga collo sguardo il professore...

Madama Regola e le sue ragazze divengono radianti... Tre giovani di condizione più o meno civile passeranno la notte nell'osteria... Tre giovani! probabilmente tre partiti! È la Provvidenza che li manda!

La padrona dell'albergo, sebbene abbia detto poco prima al signor Augusto di non aver altre camere libere, non trova difficoltà ad alloggiare i tre giovani, tanto più che l'un d'essi ha prevenuto molto favorevolmente l'albergatrice ordinando ad un tratto una pinta di vino.

— Se vogliono passare nella sala... dice l'oste ai nuovi arrivati.

— Nella sala!... noi nella sala!... esclama l'uno dei giovani... Ove trovare miglior sala di questa?... Siamo democratici noi!... Col popolo! col popolo! sempre col popolo!

A tale linguaggio chi non ravvisa Teobaldo Brentoni, il fanatico repubblicano, che abbiamo lasciato nel convoglio della ferrovia?...

A Monza egli s'è cambiato i pantaloni e il gilet... Col rinnovarsi della toelette, egli ha riacquistato il suo buon umore, il suo coraggio, il suo fuoco democratico... Ed ora egli è più che mai risoluto di continuare nella sua missione, a costo anche di incontrare il martirio.

I due giovani, che con lui sono entrati nell'osteria, appartengono alla classe di quegli ingenui, che quando escono da Milano, si credono padroni del mondo, e vanno attorno per le borgate e i villaggi di provincia spacciando frottole, o dandosi l'aria di gran signori e d'uomini d'importanza. Teobaldo Brentoni li ha trovati sul proprio cammino, e si è unito ad essi per convertirli alla fede repubblicana.

— Cittadino Quinetti! cittadino Zammarini! accomodatevi là su quella panca... Dice il Brentoni ai due giovani. Con permissione di questi altri cittadini... io passo dall'altra parte...

Ciò detto, il fiero democratico mette un piede sulla tavola ove cena il contino Bisciolla col suo professore, e d'un salto arditissimo va a sedere sull'altra panca.

Teobaldo Brentoni