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— Chi è quel brutto signore... che siede là in fondo... in compagnia di quell'altro signorino ancora più brutto? chiede madama Regola all'ostessa.

— L'uno è il professore Adanulfo Schiena, un talentone che parla poco e in modo che nessuno lo capisce... L'altro è il contino Bisciolla, che quest'anno ha ottenuto il permesso di fare il suo primo viaggio di istruzione... e percorre la Brianza sotto la tutela del professore...

— Il contino è molto giovane, pensa madama Regola — non può avere più di dieciasette o dieciotto anni — sarebbe un partito da coltivarsi per la Geltrude o per la Tilde... Quanto al professore... se fosse celibe... si potrebbe combinare un affaretto colla Melpomene o coll'Agatina... Ma chi è quell'altro che sta ritto in piedi dinanzi al camino?...

— È un signore, di cui non conosciamo il nome, ma è certo un gran signore... Egli ha la passione della pesca; i nostri contadini lo chiamano il terrore del Lambro.

— Credete voi che egli sia ammogliato?

— Non ne so nulla! risponde l'ostessa, che avendo essa pure due figlie a maritare, ha fatto qualche calcolo sul signore dal pesce.

Ma la tavola è imbandita. — I bicchieri sono disposti in giro — il regio impiegato distribuisce solennemente le fette di pane...

Finalmente il torbolino comparisce sulla tavola fra le acclamazioni entusiastiche dei fanciulli...

— Adagio!... uno alla volta! grida il signor Augusto versando il liquore... Bevete con riguardo!... È un vino che dà alla testa!... A voi altri piccini basterà mezzo bicchiere!... Viva il torbolino!

— Viva il torbolino! strillano in coro i ragazzi.

In quel punto tre nuovi personaggi entrano nella cucina. L'un d'essi, sollevando con una mano un largo cappello alla calabrese, urla con una voce da stentore;

— Viva l'Italia! viva Garibaldi! viva la democrazia!...

— Viva l'Italia! viva Garibaldi! rispondono con un sol grido i commensali, ad eccezione del contino