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262 | racconti politici |
Fra queste case domina il palazzo dei conti Taverna, e l’Antico albergo, ove la sera del 28 settembre 1861 venne a fermarsi, come abbiam detto, una vettura carica di persone d’ambo i sessi.
Al rumore della carrozza l’oste, seguito dalla moglie e dalle figlie, accorre in sulla porta...
— Oh! ecco la nostra amabile ostessa! — grida una voce dall’interno della carrozza. Sempre bella! sempre fresca!
— Misericordia! il signor Augusto Regola! mormora l’ostessa forzandosi di sorridere.
— Forestieri fini! brontola l’oste rientrando nella cucina.
La figlia, il guattero ed altri, che sono accorsi in sulla porta dell’albergo, si fanno dei cenni cogli occhi e coi gomiti in segno di scherno e di impazienza.
Mentre il vetturale aiuta a discendere dalla serpa una mezza dozzina di ragazze, dall’interno della carrozza sbuca fuori un personaggio di circa sessant’anni, con immenso cilindro sulla testa e un soprabito lungo color verdone, abbottonato dalla gola all’ombelico.
Augusto Regola, ora impiegato regio, altre volte imperiale regio, da oltre venti anni, al tempo delle vacanze suol fare un giro nella Brianza col numeroso seguito di tutta la sua famiglia.
Questo giro, che ordinariamente si compie in meno d’una settimana, costa al signor Augusto Regola la somma prefissa di franchi venti, sebbene gli avvenga talvolta di esportare a Milano qualche residuo della somma, in grazia di avvenimenti impreveduti, ovvero di stratagemmi economici improvvisati e compiuti con rara abilità.
In tutti i paeselli della Brianza il signor Augusto Regola ha scoperto e coltivato degli amici e dei parenti, i quali gli servono di punto di appoggio nelle sue escursioni autunnali.
Ciascun amico, ciascun parente, ha obblighi speciali verso la famiglia Regola.
Questi deve fornir gratis l’alloggio — quest’altro deve imbandire ogni anno una refezione di salati e formaggi — ad un terzo è imposta una contribuzione