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i moderati, più vili, più schifosi dei reazionarii, avranno guasto il terreno.
— Non importa. Io non dispero di riuscire nel mio intento. Fors'anche mi sarà concesso di aggiustare un po' il cervello a qualcuno di codesti signorotti, che a Milano non vogliono intender ragione. In campagna la tolleranza è di buon genere, e molti de' nostri codinoni, che in città si rendono inaccessibili, fuori delle mura diventano più umani, più trattabili, più arrendevoli... Basta! Fa quello che devi, avvenga che può — dice il proverbio — io non lascierò intentato alcun mezzo... Mi introdurrò nelle case del ricco e del povero, per parlare a tutti il linguaggio della verità... Oh! la verità ha un fascino irresistibile! Tutto sta che alcuno abbia il coraggio di predicarla, ed altri la pazienza di udirla!... Ma... non vorrei perdere il convoglio... Sono le quattro e venti... non ho che pochi minuti per prendere il biglietto... Addio, mio buon amico! Presto ti darò mie notizie... Frattanto, voi altri di Milano persistete a combattere... Adunatevi di frequente... e mandatemi il sunto delle vostre discussioni. Badate ch'io debbo essere informato di tutto ciò che si passa nel regno della democrazia. — Al primo fermento, alla prima agitazione di popolo, io sarò tra voi colle nuove reclute... Voi dentro! io fuori!... Pinf! panf! punf!... abbasso i cilindri! fuoco alle malve! e viva!... Viva chi?...
— Viva la repubblica rossa, umanitaria, sociale!
— Viva chi?
— Viva Mazzini!
— Viva Teobaldo Brentoni, presidente della Società della morte!
— Viva il popolo! grido io — viva il popolo tradito, oppresso, conculcato, straziato! e morte!... Morte a chi?
— Morte ai codini! — ai moderati — ai tiranni!....
— Morte infine.... a quanti non la pensano come noi!
I due amici si abbracciano — L'uno sale in omnibus per rientrare in città, l'altro in quattro salti si slancia sotto il porticato della stazione.
— Presto! i signori che partono per Monza! grida una voce... Le inferriate si c