Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
non sappia mai nulla! — Ed io ho tenuto parola — quella brutta istoria è rimasta qui dentro... Voi solo, ne sapeste qualche cosa... Era ben necessario che qualcuno mi consigliasse in quei brutti momenti...! Ma pure io non vi ho mai detto il capo o la fine come ho fatto questa sera... Vi ricordate? Il bambino è venuto al mondo la mattina del sedici giugno... Voi mi avete insegnato la via della via per mandarlo al sicuro... E nessuno, meno la mia sorella di Osteno, nessuno ha saputo della disgrazia. Due mesi dopo, quando io aveva stabilito di ricondurla al paese... chè ciò avrebbe fatto tanto bene a sua madre... la povera Martina morì come una santa. Sono arrivato in tempo a vederla... Mi ha domandato perdono... Di che? Cosa aveva fatto di male quella povera creatura?... Le sue ultime parole furono quelle che mi ripeteva sempre ogni volta che andavo a trovarla: «mai!... nè anche quando sarò morta... non dite mai nulla a mia madre... glielo dirò io... quando ci incontreremo in paradiso...!» — Così è morta... Dopo ventiquattro ore l'abbiamo collocata nella cassa... io e mia sorella — e poi sono rimasto là fin quando l'hanno portata via... A Osteno non aveva amiche... nessuno la conosceva... Non c'eran più di dieci donne ad accompagnarla al campo santo... Io mi sono inginocchiato presso una finestra... l'ho seguita cogli occhi fin oltre il muricciuolo del sagrato — e quando non si vide più nulla... allora... Ah! voi credete, don Remondo, che durante quella cerimonia io abbia risposto alle litanìe dei morti... che io abbia pregato il Signore? Nè anche un deprofundis! Quando non si vide più nulla di quel povero cofano coperto di stracci, mi è sembrato di trovarmi ancora laggiù... a Milano... in quella grande pianura... Ma il castello non c'era più... tutto era deserto... non eravamo là che noi due... io e quell'assassino — egli inginocchiato a domandarmi la vita, io sopra di lui a piantargli una baionetta nelle viscere. — Questa orribile visione è stata il mio deprofundis, la preghiera che io ho recitato in quella stanza donde era uscita la mia povera Martina per andare al campo santo.