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— Signor maestro!...
— Signor ripetitore!...
— Ebbene?... parlate dunque!... A voi, dottor Franchetti... Pronunziatela alfine questa parola, che dev'essere per noi la soluzione dell'enigma!... Noi comprendiamo che qui avvenne un equivoco...
— Oh! sì! un equivoco fatale! risponde il Franchetti. Ed ora che bene ci rifletto, ringrazio la provvidenza di avermi fatta nascere l'ispirazione di venirvi incontro con questi miei colleghi. Se per caso foste caduti nelle mani del popolo... a quest'ora non rimarrebbe di voi neppure una scheggia d'osso... Quei sciagurati vi avrebbero fatti in brani. Volete ch'io ve la dica tonda e schietta, l'orribile parola?... Mentre noi stiamo qui ragionando, laggiù a Tartavalle havvi un'assemblea, un tribunale popolare, che sta deliberando qual genere di martirio vi si debba applicare. Nell'opinione di quei popolani voi siete due spie dell'Austria.
I due professori spalancarono la bocca come due pesci cani feriti.
CAPITOLO VIII.
Le vere spie non sono quelle che ne hanno le apparenze.
Battono le tre pomeridiane — e gli onorevoli membri della Commissione
popolare, che devono decidere le sorti dei due emissarii dell'Austria,
stanno ancora deliberando nel caffè di Tartavalle. Le discussioni
delle Assemblee e dei Parlamenti sono in generale molto utili e
benefiche, quando vi sia tempo da perdere. Se nelle questioni di
urgenza gli oratori riflettessero che i fatti valgon meglio delle
ciance, darebbero prova di grande eloquenza tacendo. Io conosco degli
oratori, che se mai per avventura il fuoco si apprendesse alla Camera,
volontieri morrebbero arrostiti in compagnia degli onorevoli colleghi,
piuttostochè sacrificare un periodo.
Ma gli onorevoli di Tartavalle si mostrarono più discreti. Alle tre e mezzo pomeridiane, cioè tre ore dopo