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— Son io, Checchina! venite abbasso... e presto, per carità...
La finestra si apre, e la Checchina mette fuori il capo avvolto nella cuffia da notte.
— Io credevo che con questo tempo da inferno ella non tornasse a casa stanotte... Ora vengo subito ad aprire...! Ohimè! il lume s'è smorzato... Dove sono gli zolfanelli? Mi sono scordata di portarli nella camera... Attenda un poco... Bisogna che io scenda in cucina a tastoni!
E la finestra si chiude.
— Anche questa mi doveva capitare! pensa lo scienziato... Ma la povera donna non ci ha colpa... Basta! ne ho già presa tanta d'acqua, che quattro goccie di più non mi faranno male..
Rincantucciato sotto la tettoia, il professore attende con animo rassegnato. Egli pon mente ad ogni rumore che si parta dall'interno della casa. La Checchina è scesa dalle scale — è già entrata nella cucina — ha urtato in un tavolo — una casseruola è caduta dal muro — Due buone bestemmie — Ma dunque il diavolo ci mette la coda! Se il signor Frigerio avesse il dono della doppia vista e potesse scorgere ciò che si passa nella cucina, egli vedrebbe quattro donne sedute sul focolare, che ghignano con gusto diabolico, e ad ogni interiezione d'impazienza ch'egli si lascia sfuggire dal labbro, rispondono; crepa, maledetta spia!
Assaporata questa prima vendetta, la Checchina trovò gli zolfanelli, accese la lampada e corse ad aprire.
— Oh! la perdoni tanto... signor Frigerio...!
— Niente, buona donna! conducetemi presto nella mia camera, e fate, se è possibile, di accendere un po' di fuoco...
— Madonna benedetta! ma dove si va a trovare la legna a quest'ora...? Quel cane di fattore chiude ogni sera il granaio per paura che io consumi qualche fascina...
— Non vi inquietate, Checchina; poichè legna non c'è, legna non mi abbisogna. Mi caccierò fra le coltri... ove, non ne dubito, il sonno mi verrà presto a trovare.
Di tal guisa parlando, il signor Frigerio salì le