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imento!

Cornelia stende la mano per prendere il Pungolo, e preme leggermente col braccio il ginocchio del signor Frigerio, il quale, tutto assorto nelle sue meditazioni sugli ellebori, non s'accorge della amorosa pressione. Frattanto il Gallina, facendo due occhi da ossesso, vorrebbe prevenire le donne del pericolo cui sono esposte parlando di politica in presenza di due emissarii dell'Austria[4].

— Noi abbiamo vinto, dice Cornelia dopo aver percorso rapidamente il giornale. — Decisamente abbiamo vinto a Milazzo... Noi ci siamo battuti da leoni; il nemico, atterrito dal nostro impeto, si rintanò nella fortezza... Signor Gallina... la prego di stendere francamente le sue gambe a sinistra.... Ella ci ha dato un calcio nel piede, che schiettamente parlando, non ci ha recato il maggior piacere...

— Le chieggo perdono, signora Cornelia, risponde il sartore di Menaggio accennando colla coda dell'occhio ai due scienziati; ma prevedendo certe... eventualità... che potrebbero nascere, io credo bene... che... in questo momento... si debba parlar d'altro che di politica...

La signora Menafuoco, senza far caso dello strano avvertimento, ripiglia la conversazione:

— Io... per me poi... non sono tanto sensibile al Pungolo come le mie figliuole!... Lo leggo, lo studio alla sera in letto... poi mi addormento... e buona notte! Ma esse... queste benedette creature... non la finiscono più... quando l'hanno in mano! Se Giulay potesse tornare in questi paesi, io credo che la nostra casa sarebbe la prima ad essere bruciata... tante ne hanno dette queste figliuole contro... Ahi! signor Gallina! Ma lei non vuol tenerle al fermo quelle sue gambe! Mi ha posto il calcagno sul dito mignolo... e le giuro che non mi ha fatto piacere.

Il Gallina straluna di nuovo gli occhi, ed accennando ai due scienziati che fino a quel punto non hanno aperto bocca, risponde alla signora Menafuoco: «Se bramate sapere di qual modo tratterebbe Giulay le vostre