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rvato. Quella mattina egli vi si intrattenne pochi minuti. Uscito, serrò l'uscio a chiave, e consegnolla a Silvestro perchè la trasmettesse al Barcheggia.
Il giovine letterato entrò nell'uffizio a otto ore — probabilmente egli avea le sue buone ragioni per prevenire tutte le mattine i suoi colleghi di redazione.
Clementina gli corse incontro con volto radiante.
— Onofrio è partito per Seregno.... non tornerà che stassera....
Questa notizia fu accolta dal giornalista con piena soddisfazione.
Silvestro gli consegnò la chiave del gabinetto, e i due amanti avventurosi vi si ricoverarono insieme
Quali colombe dal desio chiamate.
Provvidenza dei mariti!... Non erano trascorsi dieci minuti dacchè Rodolfo e Clementina si eran chiusi nel gabinetto, quando il Bartolami, con grande sorpresa e terrore di Silvestro, rientrò tutto affannato nella propria abitazione.
— Presto!... la chiave del piccolo studio! gridò il Bartolami al domestico, precipitando nell'uffizio del giornale — Sono là!... Sono là certamente!... Presto dunque, Silvestro! L'abbiamo o non l'abbiamo questa chiave?...
— Ma io... ma lui!...
— Ebbene!... Che cosa vogliono dire questi ma?... Sta a vedere che questo briccone!... Se non li trovo là dentro, giuro, o brigante, che dovrai rendermi conto tu stesso... Io so che erano là... Colle buone, Silvestro! Fuori la chiave.... o ti trascino io stesso pel collare fino al palazzo di Questura.
— Ella sa bene, signor padrone, che anche l'altro ha diritto di avere la chiave.... Io non poteva rifiutarmi... Io devo obbedire puntualmente e ciecamente...
— Dunque... ci voleva tanto?... Il signor Rodolfo è chiuso nel gabinetto... Ehi di là? — grida il Bartolami bussando alla porta — Sono io! aprite!...
Nessuna risposta.
Il servitore, indovinando la terribile posizione dei due che stanno rinchiusi, vorrebbe tentare qualche espediente per torli di imbarazzo.