Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/204

... non ho mai voluto esercitarmi a questa lingua....

— Non aver paura... Saremo in due... Che serve il prendersi soggezione? Se provi qualche difficoltà a parlare il toscano, ricorri prontamente al tuo meneghino... e ciò farà dell'effetto.

— Attenzione, Clementina!... Mi pare che abbiano suonato.... Mancano venti minuti a otto ore.... Cominciamo per tempo!

Silvestro bussò leggermente all'uscio della camera.

— Signor Onofrio, c'è là fuori un giovinotto che desidera parlarvi...

— Il suo nome? — domandò Clementina ansiosamente.

— Telesforo Riga.... ed è venuto per quel tale avviso del Pungolo.

— Fallo entrare nel gabinetto — rispose il Bartolami — fra due minuti saremo a' suoi ordini.

— Telesforo Riga! — mormorò Clementina — in guardia, marito mio!.. Troppo di buon'ora... I primi a concorrere sono quasi sempre i peggiori...

— Giudicheremo! disse il Bartolami sbuffando.

Il fabbricatore di ceralacca era in preda ad un affanno convulso.

Poco dopo, i due coniugi Bartolami entrarono nella sala, dove un giovine di bell'aspetto, ma alquanto scucito negli abiti, stava attendendo.

Il Bartolami si era messo l'abito di gala e la cravatta bianca. Clementina portava un elegante peignoir di mattino, che disegnava perfettamente i contorni pronunziati della sua bella persona.

Il giovine fece un inchino alla signora: poi, volgendosi al Bartolami che a sua volta si profondeva in inchini per darsi il tempo di meditare un complimento in lingua italiana, gli porse una lettera.

Il Bartolami sedette gravemente, si pose gli occhiali, e dopo aver letto:

— Ella dunque, disse al giovane, ella dunque aspirerebbe all'impiego di collaudatore?....

— Si tratterebbe — entrò a dire Clementina — di collaborare ad un giornaletto sul far del Pungol