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perpetuo alla Scala, immancabile alle prime rappresentazioni del Carcano e del Santa Radegonda, egli credeva nei libretti d'opera e nei programmi da ballo, come in altrettanti testi di istoria.

Una sera, udendo un suo vicino di sedia fissa accusare di inverosimiglianza i gamberi del Flik e Flok, ebbe a dirgli con molto sussiego: «eppure, chi conosce la storia non trova nulla di sorprendente in codeste apparizioni: anche alla Canobbiana, in un ballo storico del Rota, furono veduti ballare dei grossi pipistrelli!»

Dopo tali premesse, procediamo nel nostro racconto.


III.

Clementina, dopo la scena che abbiamo riferita, discese nella bottega, e quivi, con molte cautele, si fece a scrivere la lettera seguente:

 «Adorato Rodolfo!

«L'affare del giornale è combinato. Onofrio metterà a nostra disposizione i capitali necessari. Tu volevi partire da Milano, ingrato! Volevi lasciarmi... dopo tante promesse... dopo tante dichiarazioni di amore!... E tutto ciò, perchè qui non trovavi modo di far brillare il tuo ingegno... Egoista! Tu posponevi l'amore all'interesse... all'ambizione... Basta!... Ho pensato io. Nella quarta pagina del Pungolo vedrai domani sera un avviso col quale si fa ricerca di un giovane istruito, per un impiego. Questo impiego è la redazione del giornale di mio marito. Il numero dei concorrenti sarà grande; ti prego dunque di prevenirli — sii sollecito. Dopo domani, presentati allo studio verso le otto del mattino; credo non ti sarà difficile metterti d'accordo con Onofrio — d'altronde, ci sarò anch'io! Prudenza nelle parole, negli sguardi! Tu sei giovane, Rodolfo — e mio marito patisce l'ombrìa. Procura di solleticarlo nell'amor proprio.... Ci vuole un po' di pazienza anche da parte tua — io ne ho avuta tanta! Non badare se egli vien fuori con delle sciocchezze... Sulle prime non bisogna contraria