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— E giornalista... in Borgo Spesso al numero 2844... Basta!
— Hai detto?
— Ho detto che questo avviso inserito nella quarta pagina del Pungolo chiamerà intorno a noi non più tardi di dopo domani, parecchie centinaia di letterati aspiranti alla collaborazione...
— Cento collaboratori! Clementina: non ti pare che una metà basterebbe?
— Anche dieci, anche cinque, anche uno, purchè fosse di quelli... come intendo io!
— Hai detto?...
— Presto! Mandiamo Silvestro all'uffizio degli annunzii! — Lanciamo il gran colpo!... Sono già le dieci, è tempo che io scenda in negozio... A rivederla, signor giornalista, signor deputato!...
— Clementina!... puoi ben chiamarmi ministro.
II.
Dopo il dialogo che abbiamo riferito, i nostri lettori non avranno bisogno di ragguagli molto estesi per conoscere i due protagonisti del nostro racconto.
Clementina è una bella e nerboruta donna di circa trent'anni — il marito ha oltrapassato la cinquantina — un uomo grasso, che porta occhiali e parrucca. — Due coniugi bene assortiti, come ve ne hanno molti. — Da una parte la vitalità esuberante, il fuoco, il sensualismo e l'astuzia. — dall'altra, molto adipe e molta linfa, l'ambizione grottesca di un mezzo idiota, che vorrebbe elevarsi a cariche illustri pel merito de' suoi capitali.
Onofrio Bartolami non è privo di un certo criterio commerciale. Nella sua qualità di fabbricatore e negoziante di ceralacca rappresenterebbe un individuo rispettabile. Senza la rivoluzione del 1859, senza il fermento delle idee politiche e delle ambizioni dissennate, per le quali da sette anni si va travolgendo il criterio pratico delle masse e quello degli individui, il signor Onofrio si sarebbe acquietato nelle agiatezze, nella modesta compiacenza di una prosperità cr