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— Spingere gli altri al combattimento è molto più utile alla patria...

— Ed anche più comodo. Signor Trigambi: ora la parola è a voi.

— Sarò breve, sarò energico qual si conviene al figliuolo della rivoluzione. Io non scrissi articoli, non feci vana pompa di utopie, non imbrattai i giornali di ciancia e fanfalucche, ma corsi di terra in terra, di nazione in nazione, a risvegliare i popoli addormentati. Dal 1831 infino ad oggi, io cospirai contro i tiranni, ed ebbi l'onore d'essere per ben quattro volte appiccato in effigie!

— Senza dubbio nel 1848 voi prendeste parte ai combattimenti delle cinque giornate...

— Durante la rivoluzione io mi trovava a Parigi. Corsi a Milano, ma non ebbi la fortuna di giungere in tempo.

— Più tardi vi sarete arruolato nelle schiere di Garibaldi che movevano al campo...

— A quell'epoca io era già partito per sollevare la Toscana.

— Foste a Roma nel 1849... a difendere l'ultimo asilo della libertà italiana?

— Nel 1849 io mi recai a... Parigi... per soffocare i primi moti della reazione.

— E negli ultimi mesi decorsi... senza dubbio avrete preso parte alle battaglie di Magenta e di Solferino...

— Il mio posto non era a Solferino... ma sibbene a Londra, ove ho contribuito potentemente alla caduta del ministero Derby. Ma che razza di esame è codesto? Perchè tante domande suggestive ad un uomo che vi ha detto sul bel principio d'essere stato quattro volte appiccato in effigie?

— La vostra effigie deve aver molto sofferto a pro della patria... ed io deciderei la questione in favore di essa... Ma quanto a voi, signori...

— Quanto a me, — ripiglia il Nebbia, — oramai vedo d'aver compiuta la mia missione morale. Al primo grido d'allarmi, io correrò sotto il vessillo della patria, beato di morire per essa.

— E tale è anche il mio proposito,