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a passare dei giovanotti che non erano nè uomini ne soldati... Sulle prime io non ci capiva nulla — vi ho già detto che ero un bestione in quanto alla politica — ma quel passaggio di gente mi portava dei guadagni — si vendeva del vino — l'osteria era sempre piena — facevo denari. A forza di osservare, di ascoltare, di domandare..., a poco a poco io venni a capirci qualche cosa... alla meglio... tra chiaro e oscuro. Fra quei ragazzi che passavano dalla mia osteria per andare allo Stelvio, ce n'erano parecchi fra i dieci e i quindici anni. Quei biricchini sapevano già tutto... Un giorno entrò nell'osteria una grossa comitiva di quei caporioni trascinando legato e ammanettato un venditore di pipe. Gridavano: «morte alla spia!... fuciliamolo!...» Quel povero diavolo era smorto come un cadavere — tremava come un cane uscito dall'acqua — e implorava misericordia a nome di tutti i santi e della Madonna. — Mi sentii stracciare le viscere.... «Alto là!... alto là!... Nella mia osteria non si fanno di queste ribalderie... non si uccide un cristiano!» gridai a quei soldati senza uniforme. — E sentite mo questa! Un ragazzo, che forse non toccava i quindici anni... un coso da far ballare sulla punta del mio dito piccolo... si voltò indietro come una vipera, e guardandomi dal basso in alto con certi suoi occhi da gatto arrabbiato, incominciò a strillare: «chi è che difende i tedeschi?... Dunque... voi siete un tedesco!...» «Morte ai tedeschi! morte alle spie!» gridarono tutti, volgendosi dalla mia parte. «Tedesco io?... Ma io sono un taliano di val d'Intelvi... e dice che non si deve ammazzare un galantuomo...» — «Ah, siete anche voi della lega!... Abbasso le spie!... Morte ai traditori della... repubblica!...» Vi assicuro, don Remondo, che ebbi un bel da fare perchè quella gente non mettesse il fuoco alla casa per arrostirmi vivo in compagnia di quel povero venditore di pipe e di tutta la mia famiglia! In quel giorno io dovetti la vita a Veronica. — Ella tornava dalla campagna; vedutomi alle prese con quei furibondi, si fece nel mezzo a gridare: «ma non capite che egli è una bestia... un asino... uno zuccone, che non sa mai quello che si dice?... Animo,