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e si oppone alla tua felicità? Amico, quando la donna sta con noi e per noi, la è causa guadagnata.
— Ascolta il seguito della istoria. Puoi immaginare se, appena uscito dallo spedale, io corsi tosto a Gorgonzola per rivedere Ifigenia, per rimproverarle la sua ingratitudine, per chiederle ragione della troncata corrispondenza. Entrai, verso le nove del mattino, in casa del signor Lanfranconi... Io tremava, sudava... il mio cuore pareva sul punto di scoppiare. Precipito nell'anticamera; nessuno. Sono dunque tutti morti? mi faccio a gridare con voce tonante: Chi è di là? Giorgione! Anastasia! — Silenzio. Scorsi parecchi minuti, ecco apparire due figure da servitore: un uomo ed una donna, veri ceffi da galera. È in casa il signor Lanfranconi? domando io. I due domestici mi guardano dall'alto in basso. — Io domando parlare al signor Lanfranconi, ripeto. Allora la donna: «il signor presidente è occupato a redigere il discorso per l'inaugurazione della società democratica-italo-latina, e non credo vorrà incomodarsi per parlare ad un soldato.» «Presidente! rifletto io... Che il signor Lanfranconi abbia mutato di casa...! Infatti questi non sono i suoi vecchi domestici: sul tavolo dell'anticamera veggo un cumulo di giornali e di opuscoli politici... Un fabbricatore di stracchini non può essere il fondatore, di un circolo politico!» Mentre io mi abbandono a siffatte considerazioni, la porta della sala si apre, ed ecco apparire un uomo abbigliato di nero, in cravatta bianca e guanti bianchi. All'occhiello del suo soprabito fiorisce una immensa coccarda tricolore. Sotto il braccio egli stringe un fascio di carte; tiene in pugno quattro o cinque giornali. A prima giunta io credo esser dinanzi ad un ministro di stato o ad un consigliere in caricatura. I due domestici si inchinano profondamente. Io esito alquanto... lo guardo... lo esamino attentamente. È ben desso! Il fabbricatore di stracchini! In vedermi, il signor Lanfranconi sembrò alquanto imbarazzato, ma ricomponendosi tosto ad una serietà dottorale che lo rendeva grottesco, «signor Eugenio, — mi disse, — godo vedervi in buono stato di salute. Pare che il mestiere del soldato vi convenga! Bravo giovinotto!