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rà le tue forze, la tua energia. Io soffierò potentemente sul braciere della tua anima ardente. Nell'ora del cimento io affilerò la tua spada; nell'ora del pericolo ti sarò a lato, per combattere e per morire. Sarò il tuo angelo e il tuo demonio: angelo sterminatore dei tiranni; demonio della rivoluzione. Vieni! Da ora in poi noi non formiamo che una sola persona. Uno solo è il cammino che ci si apre dinanzi... Questo cammino probabilmente deve condurci al patibolo... Ebbene! Dal palco di morte, sotto la mannaia del carnefice, noi canteremo osanna alla libertà, noi rideremo in faccia ai nostri carnefici. Il nostro ultimo accento sarà un cantico di gioia. —
Quando la donna ebbe finito, chinossi per sollevare da terra il nipote di don Dionigi; ma questi soggiacendo alla violenza della paura, dopo la crisi delle convulsioni, avea perduto i sensi e giaceva sul terreno come corpo morto.
I cronisti dell'epoca altro non riferiscono di quella scena interessante. Come Ortensia rianimasse la salma abbattuta, quali mezzi ella adoperasse a dissipare i terrori e i sospetti del giovane, tutto ciò è un segreto che la storia ha creduto bene di rispettare, e che noi pure rispetteremo.
Mille volte avventurati coloro che nelle crisi tempestose della vita hanno pronti gli svenimenti! Lo svenimento, benefico talvolta al pari del sonno, è una tregua, una calma riparatrice, da cui lo spirito attinge nuove forze. Il nipote di don Dionigi, che poco dianzi ha chiusi gli occhi al bagliore di un pugnale minaccioso, nel riaprirli è colpito da uno spettacolo curioso e giocondo: due spalle candide come l'alabastro, un seno ricolmo e tornito, che gli rammenta i tesori della perfida Dorotea, altre volte vagheggiati furtivamente. Nelle sembianze della donna che lo abbraccia e lo colma di baci incessanti, il nipote di don Dionigi trova una reminiscenza dolorosa... Il naso adunco, le folte sopracciglia e i baffi di Ortensia Rancati gli ricordano una visione tremenda, un sogno spaventoso: il boja, la mannaia, il pugnale... Ma lo spirito riposato a poco a poco riconosce il proprio inganno, e si ravvede. I baci,