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— Bravo! bene! eccoci qui adesso colla repubblica! — interrompe l'uffiziale a voce alta. — Abbiamo in casa i Tedeschi, e loro signori vanno attorno parlando di repubblica, e cospirando contro il magnanimo re che sul campo di battaglia espone la propria vita per renderci indipendenti!

— Viva Carlo Alberto! viva il re! viva la costituzione, morte ai repubblicani! — risponde il popolo con cento gole.

Teodoro vorrebbe scendere dai gradini e nascondersi tra la folla; l'Obrizzi, pallido di sdegno, digrigna i denti, e sta per slanciarsi contro il moderatore dell'ordine pubblico; quando all'improvviso alcuni soldati della guardia nazionale circondano i due ribelli, e li arrestano in nome della legge.

Vane le querimonie e le proteste. Condannati dall'anatema popolare, incalzati da grida minacciose, il Dolci e l'Obrizzi vengono condotti alle prigioni di Santa Margherita.

Il conte Bolza, il Garimberti, il Siccardi e gli altri cagnotti della austriaca polizia erano spariti; i vividi colori nazionali rallegravano gli ampi cortili e i portoni del temuto palazzo: nondimeno all'Obrizzi ed al Dolci, nel varcare le soglie, corse per le ossa un brivido di terrore.

Perchè piangi, perchè ti percuoti le tempia, o illustre cittadino di Capizzone?

Credi tu che la patria possa in un giorno obbliare i suoi grandi? Se la rivoluzione ti impose durissime prove, essa prepara al tuo coraggio, alla tua costanza un premio inaspettato. Tutti i giornali compiangono alla sventura dell'eroe di Capizzone; l'Italia protesta contro l'illegale cattura del migliore de' suoi figli. Molti cittadini, che volontarj accorsero al Mincio per combattere il Tedesco, giurano di deporre le armi, ove a te, martire glorioso, non sia resa giustizia. La rivoluzione del 1848, inesperta fanciulla, sacrificava i propri interessi al trionfo de' suoi adoratori più ciarlieri, rischiava la perdita di una nazione per compiacere al capriccio di un