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ini nel 1866.
Ma io non intendo numerare gli episodi gloriosi di quella difficile campagna. La mia trilogia non è che una storia di passioni generose, il preludio fisiologico di tutte le rivoluzioni, di tutte le guerre italiane.
Ho meditato i diversi sentimenti che spinsero l'Italiano a combattere volontariamente le battaglie contro l'Austria. Fra questi, emergono principalissimi il sentimento dell'odio, comune a quanti patirono oltraggi e ingiustizie dal dispotismo straniero — il sentimento elevato del dovere nazionale, che investì le classi più intelligenti e più colte — e da ultimo, nei giovani spiriti, la poesia dell'entusiasmo ispirata da un nobile ardore di gloria, da un indefinibile trasporto verso la vita agitata e avventurosa, dalla emulazione, dal culto di un eroe. — Questi sentimenti io mi sono proposto di tradurre in tre brevi episodii, dei quali ciascuno può fare da sè, mentre formano, riuniti, una specie di trilogia, la quale può a buon diritto intitolarsi: Trilogia dei militi volontari...
È ben vero che ad ingrossare le file dei volontari, concorsero, nel 1866, anche elementi più atti a dissolvere che non a corroborare quel nobile esercito.
Ma di questi non spetta a noi tener conto.
Noi cantiamo al nobili cuori i nobili affetti. — Abbracciando gli eroi ed i martiri, noi dimentichiamo nel loro fango gli insetti ed i rettili che si incontrano da