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dalla mia città quand’anche a due miglia di distanza piovessero beccafichi arrostiti, come ai tempi di Mosè.

— Via! per una pioggia di beccafichi si potrebbe fare il sacrifizio di una piccola corsa in vapore! — dice un altro milanese. — Voi mi avete capito, caro Pirotta — in vapore!

— Che! tu! un uomo che possiede trentamila lussi di rendita... viaggi ancora coi veicoli gratuiti della Unione?

— Io amo di andare all’antica, mio caro Perelli; con questi malcreati palloni io lascio viaggiare i matti, che han voglia di rompersi il collo precipitando dall’altezza di due o trecento metri sulla cupola di qualche campanile!

— Non hai torto, mio caro Pestalozza! E pazienza se quei matti, che pretendono viaggiare nell’aria, rischiassero soltanto la propria vita!... Ma pur troppo la loro imprudenza è un continuo attentato alla sicurezza altrui. Anche ieri, causa quei maledetti palloni; avvennero quattro o cinque disastri nella nostra Milano... Il Guardapolli del giardino Balzaretti, mentre stava sulla porta della piccionaia distribuendo il grano alle bestie, ricevette sul ghigno il complimento di un lungo cannocchiale che uno dei viaggiatori si lasciò scappare di mano. Sulla piazza del Duomo, mentre la folla dei nullabbienti si accalcava presso la porta della decima Dispensa per ricevere il pane, venne a cadere una pioggia di grosse ostriche, le quali, ti giuro, non resero il miglior servizio alle nuche pelate di alcuni poveretti...

— Perciò.., viva sempre il cilindro! E dicano pure i balordi che noi siamo antiquari, retrogradi, codini, cappelloni, torrioni... Ma un buon cappello a cilindro...

— Della fabbrica Ponzone...

— Bravo! della fabbrica Ponzone! Da centoventisette anni la mia famiglia si serve in quel negozio! Oh!... vedi