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— Immaginate, cittadino Rolland, che sono stata ritta più di un’ora al medesimo posto, per udire la spiegazione dei meravigliosi meccanismi che devono produrre la pioggia artiflziale...

— E chi ebbe la fortuna di svelare i misteri della scienza ad un’allieva sì docile e sì gentile? — chiese Rolland a Fidelia.

— Oh! la fortuna fu tutta mia — rispose la giovinetta arrossendo — io non sperava d’incontrare sulla riva del lago un maestro tanto istruito e sapiente. Figuratevi che la spiegazione della meravigliosa macchina io l’ebbi dall’inventore...

— Tu hai parlato con quell’uomo! — esclamò il padre di Fidelia, balzando dal pieritto. — Tu dici d’aver parlato coll’inventore della macchina...! — ripetè il vecchio con voce corrucciata.

— Gran Proposto: — disse Rolland levandosi in piedi — moderate quei vostri trasporti dinanzi ad una fanciulla... Non vedete? voi la fate tremare!

— Fidelia! mia buona Fidelia! — riprese il vecchio dopo breve silenzio, accostandosi alla figlia e stringendole la mano con tenerezza. — Rispondi sinceramente al tuo vecchio padre: conosci tu il nome del giovine artista, col quale ti sei intrattenuta a conversare? T’ha egli nulla rivelato delle sue vicende... delle sue... sventure?

— Io non conosco la menzogna — riprese Fidelia con voce commossa. — L’inventore della pioggia artifiziale mi ha rivelato il proprio nome coll’accento straziante di chi confessa una colpa. Questo nome, che domani non sarà più un segreto per alcuno, io non ho difficoltà di ripeterlo a voi... Il giovane artista si chiama Secondo Albani...

— Egli ti ha ingannata, figliuola mia! — proruppe il vecchio con ira. — Colui non ha più diritto di chiamarsi Secondo, dacché la legge lo ha condannato...