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del giovane innamorato. Non osò muover passo, non proferire una parola. Ma prima di allontanarsi, Fidelia volse a lui uno sguardo ed un addio, che equivalevano ad una promessa. — E mentre le tre donne si dileguavano per l’ampio viale, l’Albani sentiva nell’anima una voce soave ripetergli in mille toni melodiosi: io ti amo!

Presso l’Arco della Pace, le tre donne salirono in una gondola volante, che elevandosi rapidamente all’altezza di cento metri, si diresse verso la città con moto velocissimo. Luce, Fidelia e Viola, adagiate nella aerea navicella, sorvolavano alle piante ed alle abitazioni, come tre cherubini portati da una nuvoletta.

La campana del richiamo vibrava gli ultimi squilli, allorquando Fidelia, salutate le amiche, entrava negli atrii del palazzo paterno. Corse alla sedia ascendente, toccò il bottone dorato, e tosto, pel rapido agitarsi delle carrucole, tra il fremito armonioso delle corde vellutate, ella trovossi negli appartamenti superiori.

Le prime sensazioni dell’amore, i moti involontari dell’anima che sente la seconda vita, riflettonsi nel volto di giovane donna. Le guance di Fidelia erano bianche siccome l’alabastro, l’occhio radiante di nuova luce, le labbra voluttuosamente socchiuse. Un insolito abbandono, una melanconica rilassatezza in tutta la persona. — L’amore, che più tardi rinvigorisce e rigenera la donna, in sulle prime si annunzia coi sintomi della febbre.

Al leggero cigolio delle carrucole, che annunziava l’ascensione di Fidelia negli appartamenti superiori, due gravi personaggi mossero ad incontrarla nella galleria. Non appena la sedia ristette, l’un d’essi stese la mano alla fanciulla per aiutarla a discendere — l’altro, il più vecchio, arrestandosi a pochi passi dalla porta d’onde era uscito — figliuola mia, disse con voce severa, tu sai che io non amo di saperti in volta... ad ora sì tarda della notte...