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negli stabilimenti di educazione femminile, a preferenza della rosa e della vaniglia, che pure hanno tanto giovato a raddolcire gli istinti.

— E chi è l’inventore?

— Franco Dolosias, un giovane di circa ventisette anni, del Dipartimento di Portogallo.

Luce cavò di tasca un portafogli, e soffermandosi al piede di una stella elettrica, scrisse il nome del giovane, dicendo alle compagne:

— L’inventore di questo zigaro deve avere un’anima gentile. — Nelle antiche poesie di Prati Secondo ho letto che la donna allora soltanto potrà dirsi rigenerata, quand’ella avrà succhiato tutti i profumi dei fiori.

— Il Prati ha dimenticato di qualificare i suoi fiori. Pur troppo ve n’hanno di velenosi che rappresentano la essenza del male.

— Hai ragione, Viola; ma il poeta ha forse omessa la distinzione per necessità del verso e della rima. Prati Secondo ha vissuto in un’epoca, che avea ridotta la poesia ad un frivolo giuoco di accenti e di echi. Pure il suo concetto è abbastanza trasparente. Iddio ha posto nel mondo animato gli elementi del male e del bene, spargendoli in tutti gli oggetti visibili ed invisibili, nell’aria, nelle piante, in seno alle onde, perfino nelle intime viscere della terra. Che ha fatto la creatura ragionevole, in luogo di seguire gli istinti che la conducono verso l’utile e il buono? Passando da errore in errore, da abisso in abisso, ella si ridusse al punto da imprecare al Creatore, e da affrettare co’ suoi voti il cataclisma. Un branco di scellerati divenne padrone dell’umanità imbecillita, e per dominarla eternamente, la governò colla legge del male fabbricando su quella il despotismo, che durò molti secoli. Quando io penso che il despotismo ha inventato la galera e la forca prima di stabilire il Diritto