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Oggi, colle tue note più vergini, tu canti l’amore alla gran luce del sole. Nessuno ti terrà disonorata!
Le scienze e le arti hanno cessato di respingerti. Al contrario, esse ti invocano. Le infermità reclamano la tua mano leggera ed amorosa, i tuoi farmachi ispirati. Il dolore domanda i tuoi sorrisi, i tuoi pianti. La colpa aspetta l’assoluzione della sacerdotessa immolata!
Due vie ti schiude la bellezza, non avventurose del pari, ma ugualmente onorevoli e benefiche. — L’uomo o l’umanità, l’amore o il sacrifizio.
Quale sarà la tua scelta?...
A tale domanda io mi sento invadere da un dubbio affannoso...
Via! rispondiamo una volta a tutte queste ansie, a queste perplessità dello spirito!
Lo scenario è compiuto — le tinte locali son date — la ribalta è abbastanza illuminata — il coro ha recitato il suo prologo.
È tempo che i personaggi principali si mettano in azione.
CAPITOLO X.
Una sentenza di morte civile.
Trasportiamoci sulla piazza della cattedrale di Milano, nel giorno 15 agosto dell’anno 1977.
Da soli tre mesi fu ridotta a compimento la magnifica facciata del tempio; da soli tre mesi, nella vastissima piazza, larga tre miglia quadrate, auspice il Proposto