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rovesciarono nell’amplesso degli scheletri santificati, delle carogne adorate. Le due superstizioni sprofondarono nell’immenso rogo, irridendosi, imprecandosi. Da quell’incendio una gran luce si diffuse per tutta la Italia, la luce della riforma. Al vangelo dei papi sottentrò il vangelo che grida all’umanità: siate fratelli!

Che poteva la reazione dopo una protesta sì imponente? — I crociati si perdettero d’animo. Pio X, vedendo la sua causa disperata, domandò asilo alla Francia. Voleva morire nel castello di Avignone. Ma la città che altre volte aveva assaggiato la mala gramigna, non volle saperne di calze rosse nè di chieriche. E certo avrebbe accolto a sassate il venerando corteo, se il papa ed i suoi, con opportuno consiglio, non si fossero arrestati in una città meno guasta.

L’ultimo papa finì i suoi giorni a Carpentras, come un vecchio mobile obliato nel solaio.

Nell’anno 1890 il governo italiano trasferì la sua sede a Napoli, che ebbe titolo di capitale del Regno. Ciò avvenne con grande soddisfazione di tutti. Un conte Ricciardi, che dietro un tal esito avrebbe consentito ad accettare il portafogli degli interni, morì per esuberanza di gioia.

Questa digressione sulle cose di Roma mi ha preso il tempo che io intendeva consacrare ad un quadro statistico di tutti i dipartimenti e dei principali Comuni della Unione Europea, nell’anno 1977.

Io vi prego dispensarmi da tale fatica. A chiarire gli avvenimenti che sto per narrare sarà più opportuno un rapido cenno delle leggi che formano la base della nuova Costituzione, delle istituzioni, delle opinioni politiche e religiose dell’epoca, degli usi introdotti nella vita pubblica e privata, delle condizioni morali e fisiche della nuova società, considerata nell’individuo e nelle masse.

Tutto ciò occuperà lo spazio di un breve capitolo.