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Unirsi ai latini? — Gli antichi pregiudizii vi si oppongono. — Mettersi cogli slavi? — C’è troppa ruggine colla Russia. — Farsi tedesca? — Non c’è il suo tornaconto.

L’Inghilterra diplomatizza..... minaccia interventi... piega a destra... piega a sinistra... giuoca di ministeri e di note contraddittorie... oggi parla latino... domani sbuffa degli off tanto lunghi o si prova a belare degli oschi...! A forza di svolgere, di invertire, di avviluppare la questione, l’Inghilterra perde la bussola... non riconosce più la propria razza... minaccia di dichiararsi calmucca...

Tutta Europa rimane per due anni sospesa, aggirata dal vecchio manubrio di lord Palmerston...

Finalmente... la mattina del 20 agosto 1890... un dispaccio dell’Agenzia Stefani leva i popoli dall’ansietà, l’Europa dall’immenso fastidio...

Il dispaccio annunzia un terribile cataclisma già preveduto fino dal secolo precedente...

La grande isola Britannica, a forza di proteggere e di mantenere l’equilibrio di Europa, ha finito col perdere ella stessa il proprio equilibrio, e si è capovolta,... sommersa nell’Oceano!

I bastimenti a vapore partiti quella mattina dall’Havre per approdare alle foci del Tamigi, dopo breve tratto di mare, furono attratti da un flusso irresistibile e condotti a naufragare sovra un informe ammasso di carbon fossile e di balle di cotone, che il giorno innanzi si chiamava Inghilterra.

Questo avvenimento storico era troppo grave perchè io potessi pretermetterlo. E debbo aggiungere — a vergogna dell’umanità — che il raccapriccio dell’orribile cataclisma non fu espresso dall’Europa colla desiderabile ipocrisia. A Parigi e a Pietroburgo si fecero luminarie e fuochi di artifizio. La questione di razza era sciolta, e nel novembre 1890 divenne un fatto compiuto.