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è sempre uguale) — italiani, francesi, spagnuoli, portoghesi, quattro nazioni di indole omogenea e strettamente collegate da reciproci interessi, un bel giorno si accorgono di aver comune l’origine. — Chi siamo? d’onde veniamo? Meraviglia! stupore!... E dire che per tanti secoli ci siamo guardati in cagnesco, chiamandoci stranieri con reciproca diffidenza ed abborrimento! Noi siamo latini! — La parola è trovata. — Una razza distinta dai germani e dagli slavi — una razza che deve fare da sè, che deve fondersi, serrarsi in vincolo dissolubile... — Latini, tedeschi, slavi — ecco la nuova divisione che deve fondare il nuovo principio separatore, che deve condurci alla unità europea.

Le strade di ferro, il compiuto traforo del Cenisio, il telegrafo parlante, le locomotive aeree, ed altre facilitazioni di contatto fra popoli e popoli, affrettano necessariamente l’applicazione del nuovo principio. Dal 1884 al 1890 la questione di razza tiene agitata l’Europa, come trenta anni prima la questione di nazionalità.

Non intendo farvi attraversare tutta la storia di un secolo; ma l’incidente che venne a determinare questo nuovo progresso verso la fratellanza universale vuol essere accennato come una terribile minaccia alla diplomazia incongruente ed egoista. I popoli latini erano prossimi a fondersi. Convenuti i patti, accettati in massima dalle singole parti. L’iniziativa latina doveva necessariamente seguirsi dai tedeschi e dagli slavi, informati al nuovo principio. Che si tarda?... Come si spiega questa lunga esitazione? Dal 1888 al 1890, pel corso di due anni, eterni, fastidiosi, rovinosi, le tre razze si guardano, diffidenti e non osano fare il passo decisivo.

Che farà l’Inghilterra? — ecco la domanda che tutti si ripetono. Da qual parte vorrà mettersi l’Inghilterra? — Rimanere neutrale?... isolarsi? — non è possibile —