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Il sindaco, che credeva passarsela netta dagli attacchi, sull’ultimo dovette trasalire per una terribile sentenza: i moderati, per trovarsi nel centro dei due partiti estremi, non hanno altro vantaggio che di essere più prossimi alla ghigliottina di questi ed alla forca di quelli.

Il signore si divertiva a tormentare i suoi commensali politici con una sequela di proposte contradittorie, di domande equivoche, di sarcasmi, di sofismi provocanti. Egli sorrideva trionfalmente del loro imbarazzo, e tratto tratto lanciava una ironica occhiata al marescalco ed al barbiere, i quali, senza comprendere, aderivano a tutto. — «Essi mangiano e approvano — pensava egli — ecco la maggioranza, il coro di tutti i drammi sociali, il fondo massiccio di tutte le storie».

In sul finire del pranzo, per un gusto di rappresaglia naturalissimo a chi si sente umiliato da una eloquenza intrattabile, il curato fece una sortita veramente pretesca, dove il malumore e la stizza spiccavano in tutta buona fede.

«A dire il vero.... signor mio — e voi non vi meraviglierete, nè v’offenderete d’una cosa cotanto naturale — c’erano molti in paese.... e anch’io fra questi — vi parlo schiettamente — c’erano molti, che a giudicarvi dalle apparenze esteriori e sopratutto dalla vostra taciturnità.... vi credevano....

— Pazzo... non è vero?...

— Io non avrei osato dir tanto — proseguì il curato — ma, poichè la signoria vostra ha voluto buttarla fuori netta e schietta — credo inutile temperare l’espressione con dei sinonimi, che presso a poco si equivarrebbero....

— A meraviglia!... La verità, bisogna aver il coraggio di dirla per intero.... Io fui pazzo — ed il mio ottimo medico potrebbe attestarlo meglio di chicchessia — io fui