Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/282


— 280 —


— Dio e natura sono due potenze del pari inesplicabili...

— Mi hai tu richiamato per farmi subire una lezione di catechismo?

— No, fratello. Io debbo comunicarti delle notizie importanti. Vedi tu là (e così parlando il Levita accennava ad un letticciuolo), vedi tu là quel bambino di cinque anni che sporge dalle coltrici bianche la sua testolina coronata di ricci biondi?

— Bello come un amore...

— Bello, dovresti dire, come tutti i bimbi generati da una forza di carità sublime. Ah! tu lo abbracci... lo accarezzi... ed egli ti sorride... vorrebbe parlarti... E a sua madre non sarà dunque più concesso di baciarlo!

— Orfano... forse?

— Non può chiamarsi orfano un bimbo che gioisce nelle carezze d’un padre...

— Mio figlio...

— Sì: tuo figlio, nato da quella santa, che un tempo, nel suo umile paesello, si chiamava Maria; nato da colei, che or fanno sei anni, co’ suoi vergini baci...

— Maria! — esclamò l’Albani coll’accento della più viva commozione; — ma tu... poco dianzi... dicevi...

— Calmati, fratello! coll’aiuto di Dio e colla forza dell’amore è da sperarsi che noi riusciamo a salvarla. Leggi questo scritto ch’ella ti ha indirizzato. In altra lettera a me diretta quella infelice aggiunge delle spiegazioni che io non tralascerò di comunicarti, se ciò mi parrà utile...

L’Albani spiegò il foglio, lo scorse rapidamente coll’occhio; poi, ricoricato il bimbo sul letticciuolo, esclamava:

— In nome del tuo Dio, in nome della natura, del Padre Eterno, di tutti i diavoli... dell’antecristo... qui bisogna agire... bisogna accorrere... dar l’avviso ai Capi di Sorveglianza... mandar sul luogo dei militi...