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— Maledetta la Stefani! — rispose la folla con sdegno.

— Silenzio!... Un secondo telegramma!

Il Presidente si fece innanzi, e lesse:


«Suicidio Malthus avvenuto nel palazzo marchesa Sara Jobart sua antica amante. Giornali pubblicano lettera autografa. Pare che forti disinganni spingessero illustre uomo a procacciarsi sonno più duro.

«Seniore Kempis».

— Assurdità! assurdità! — si mormorava da ogni parte; — attendiamo una formale smentita.

Ma ecco, nel mormorio generale, spiccano delle grida più acute; i folletti di città guizzano tra le panche, saltano sui parapetti dei palchi, inondano il teatro di giornali.

Di là a pochi minuti, in un tetro silenzio, quelle trentamila persone adunate pel Comizio leggevano la lettera lasciate da Malthus:

«Correligionarii e fratelli,

«È stato un errore; tanto più illogico e imperdonabile a noi, che, professando i principii del naturalismo, pur nullameno abbiamo tentato di violentare la natura. Quando io mi sottoposi alla prova dell’assideramento, mi ero lasciato vincere da un orgoglio insensato. Ho creduto che la mia esistenza fosse necessaria al bene comune; non ho riflettuto che l’individuo conta per nulla, che i progressi della umanità si compiono pel concorso simultaneo di tutte le forze viventi. È necessario, perché ognuno mi comprenda, che io esponga la diagnosi delle mie impressioni. Lo farò sinceramente e colla maggior brevità possibile. Quando i fratelli, esecutori fedeli del patto tradizionale, vennero or fanno tre giorni a ri-