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pochi mesi, parecchi scienziati di Europa si facevano la stessa domanda all’udire che un Albani si riprometteva di produrre la pioggia artificiale. Vi è del pazzo in ogni uomo di genio; e tutte le audacie dello spirito inventivo provocarono in ogni tempo, prima del fatto compiuto, diffidenza e derisione.

L’Albani arrossì leggermente.

— Io ritengo — proseguì l’altro mutando intonazione di voce, — che il gigante del Primate Piria riuscirà ad agitarsi, a camminare, a compiere fors’anche le funzioni più essenziali alla vitalità, non mai a pensare e ad agire con riflessione.

— Dobbiamo noi — domandò l’Albani colla sua impazienza generosa da scienziato, — spendere bravamente i nostri trentamila lussi per entrare nel Padiglione?

— Serbiamo i nostri capitali per miglior impiego — rispose il Virey. — A sei ore, constateremo l’effetto; a più tardi la diagnosi delle cause.

CAPITOLO XXVI

Clara Michel.

La conversazione dei due scienziati fu interrotta dallo squillo simultaneo di un centinaio di trombe. Una folla di gente irruppe sull’area massima. Mille voci gridarono: «largo alle emancipate! largo alle sapienti della Senna!»