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l’incessante deperimento della razza umana, del disordine sociale sempre più minaccioso, della infelicità di ogni vivente origine sola la prevalenza dello spiritualismo. Ricostruiamo l’uomo antico, l’uomo primitivo, l’uomo della natura! Imponiamo un limite alle aspirazioni inconcludenti; ripudiamo i bisogni fittizii, per donare alle necessità assolute la più ampia, la più libera soddisfazione.

Corpo sano e vigoroso, ecco ciò che si esige a costituire il benessere. Riempite l’universo di meraviglie industriali; create, a mezzo dell’elettricità o della condensazione radiale, una luce abbagliante che faccia impallidire il sole; inventate dei mezzi di locomozione più rapidi del baleno, ecc., ecc., qual grado di felicità potrà attendersi da tali parvenze di bene l’uomo estenuato, l’uomo deperito e quasi consunto da’ suoi abusi vitali? Non vi ha godimento possibile quando non sussistano in noi le condizioni che ci rendano atti a godere. L’individuo malato non gode; ed oggimai l’umanità tutta intera è peggio che malata, è quasi agonizzante.

Tali erano le teorie del Virey, e su queste si aggiravano incessantemente le vivaci polemiche dei due primati.

Frattanto nell’agro regnava una grande agitazione. Da una parte, i preparativi per l’ultima solennità bacchica, la quale doveva vincere in sontuosità e sfrenatezza tutte le feste antecedenti; dall’altra, i tumulti della lotta elettorale, omai prossima a chiudersi. I mistificatori della città erano venuti a inondare l’agro di proclami e di giornali. Tutti si accaloravano nella discussione; la maggioranza dei coscritti parteggiava pei candidati equilibristi, i quali miravano a distruggere ogni supremazia, fosse pur quella delle alte facoltà intellettuali e morali. Fra questi ed i naturalisti caldeggiati dal Virey esiste-